“Le questioni politiche di ordine strategico e di sicurezza nazionale non possono rappresentare un limite alla capacità produttiva della Sicilia. Il settore energetico e la capacità di produzione nazionale che garantisca una cera autonomia dall’esterno sono una questione di strategia e sicurezza nazionale. Ci rifiutiamo di pensare che il governo nazionale abbia deciso di abbandonare uno degli asset più importanti per il futuro della nazione creando le condizioni per la chiusura del polo petrolchimico di Siracusa”.

Lo dichiarano Giuseppe Messina, Segretario Ugl Sicilia e Tonino Galioto Segretario dell’Utl di Siracusa.

“Chiediamo con forza chiarimenti al governo nazionale sui motivi che hanno spinto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti a dichiarare che al momento non ci sono le condizioni per il riconoscimento dell’Area di crisi industriale complessa per il polo industriale di Siracusa – aggiungono –perché la bocciatura è un colpo durissimo per le speranze occupazionali dei circa 8 mila lavoratori dell’area industriale siracusana”.

Per il Sindacato Ugl “Lo scenario industriale che caratterizza il territorio della provincia di Siracusa è estremamente complesso perchè il polo industriale subisce gli effetti dell’embargo al petrolio russo e dell’assenza di misure di riequilibrio da parte del governo nazionale. E non bastano le rassicurazioni che abbiamo registrato da più parti circa il fatto che vi sia massima attenzione alla vicenda. Non c’è più tempo e l’incontro della prossima settimana presso il Mise con la presenza del governo regionale auspichiamo possa servire a chiarire definitivamente la volontà del governo centrale sul futuro dell’area industriale siracusana riaprendo il dossier per il riconoscimento, questa volta, dell’area di crisi industriale complessa e l’avvio degli investimenti, che valgono circa 3 miliardi, per la riconversione energetica”.

Il provvedimento normativo soprannominato inizialmente Salva–Isab, proposto dal parlamentare nazionale Stefania Prestigiacomo (è corretto dargliene atto), a nostro avviso – chiariscono Messina e Galioto – ed approvato dal parlamento, impegna il governo a convocare un tavolo interministeriale con l’obiettivo di trovare una soluzione al problema Lukoil. Abbiamo già salvato Lukoil? Certamente no, vista la bocciatura del riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa e l’assenza di una politica industriale di rilancio”.

“Esprimiamo il nostro disappunto – rincarano la dose i due sindacalisti  – perché non sono immediati i tempi di convocazione del tavolo e non è neanche detto che la soluzione eventualmente individuata sia attuabile nei tempi utili, in questo senso ha già espresso forti preoccupazioni, gli impianti della raffineria di Lukoil lavorano il petrolio russo, l’ipotesi  più  reale è quello di  lavorare il greggio di altra provenienza, ma c’è bisogno di modifiche e/o adeguamenti al ciclo di lavorazione, che comporterebbero tempi e costi. Ed intanto passa il tempo e la bomba sociale in autunno potrebbe, ahinoi, esplodere”.

Il Sindacato  sottolinea che “In ogni caso l’approvazione dell’emendamento è un fatto positivo, che costringerà il governo ad affrontare il problema della Lukoil. Ciò detto, come O.S., vogliamo sottolineare il fatto che questo emendamento riguarda esclusivamente l’emergenza provocata dall’embargo, ma non affronta il vero problema per il futuro dell’area industriale siracusana. Tutti sono consapevoli che, senza un piano di investimenti per la riconversione degli impianti e delle produzioni esistenti, in linea con i parametri e gli obiettivi della transizione ecologica, il polo industriale siracusano è destinato a  un futuro senza  nessuna prospettiva. Ma su questo versante non c’è alcuna novità. Mentre nel paese si vanno facendo scelte fondamentali per l’oggi e per il futuro. Ci corre obbligo fare due precisazioni: sulla produzione di idrogeno, dalla quale sono due i siti candidati: Marghera e Brindisi, mentre sulle rinnovabili, l’area siciliana su cui sono previsti insediamenti produttivi e occupazionali è Catania. In questo quadro la nostra provincia Siracusana è capace di modificare lo stato attuale  dell’esistente? Di certo questa provincia sarà tagliata fuori. Ecco perché occorre intervenire con urgenza per cercare di prevenire per cambiare questa tendenza. Del tutto singolare che la semplice richiesta di attivare un tavolo interministeriale di confronto, finalizzato alla ricerca di soluzioni praticabili, è mai possibile che un emendamento approvato addirittura dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, possa  risolvere il vero problema, quando occorre una interlocuzione con il Governo Nazionale su un tema strategico e importante per il territorio”.

“Sono  trascorsi diversi e non sappiamo ancora quale sia la scelta di politica industriale che il Governo nazionale intende mettere in atto per il petrolchimico di Siracusa – sottolineano Messina e Galioto – e questo stato di cose non è più sostenibile per il rispetto che si deve ad un territorio ed all’intera Sicilia”.

“Poi c’è un’altra incognita che coinvolge ancora una volta il Governo nazionale e al qual torniamo a chiedere come intende affrontare la riconversione industriale, la decarbonizzazione, l’attivazione di tutti protocolli e gli impegni assunti per il risanamento ambientale, le bonifiche, e le risorse necessarie per realizzare tutti gli interventi – concludono – tutti temi indispensabili per affrontare un cronoprogramma di trasformazione complessiva dell’area industriale nella direzione di un ecosistema moderno. Una cosa è certa, che i dossier sono sui tavoli del MISE e della Presidenza del Consiglio ma senza una azione congiunta e forte, non arriverà nessuna risposta”.

 

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