La dichiarazione del Segretario Territoriale dell’Ugl di Siracusa in occasione delle celebrazioni della festa del lavoro e dei lavoratori.

Ripartire dal lavoro dignitoso. È questa l’urgenza nella celebrazione della Festa dei Lavoratori.Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria si è delineata l’emersione di un’emergenza anche sociale ed economica e che esploderà ancora di più nei prossimi mesi andando oltre quella sanitaria che è in fase decrescente. Per fare fronte a questa situazione fin da subito si profilava  della  grave  situazione 0 richieste per apertura  cassa integrazione, lavoratori  mesi interi  interi sono rimasti senza  retribuzione,  persone in difficoltà per la perdita di lavoro a causa dell’emergenza COVID19, che ha maggiormente acuito situazioni già precarie e fragili, escluse dalle forme di sostegno attivate.

“Quella di oggi non è una giornata che ha il suono della Festa, infatti, sentiamo forte il grido di dolore di chi il lavoro l’ha perso a causa di questa emergenza, avendo sempre fatto i conti con il precariato e le basse tutele e ora si trova fuori delle misure di sostegno previste, di chi invece un’occupazione non l’ha mai avuta, e che in questa occasione la vede come un lontano miraggio. Ma pensiamo anche ai lavoratori che a causa del coronavirus tante  piccole imprese  hanno rischiato di non poter più alzare la saracinesca delle proprie attività, e tante sono state  le  chiusure  tutte persone che si trovavano a galleggiare in una quotidianità problematica e che adesso rischiano seriamente di affondare”.

“Pensavamo   di poter   riprendere  la  quotidianità  superando   quell’incertezza, all’inizio di quest’anno  cera una piccola ripresa  economica , si  aggiunto  la  guerra  Russia Ucraina,  un grido e un disagio  al quale non possiamo essere sordi e che ci chiama a fare la nostra parte. Non è più rinviabile, per ripartire, mettere in cima alle priorità, il lavoro dignitoso attraverso una vera e propria ripresa economica ,  nel segno della sussidiarietà circolare, tra tutti i soggetti interessati a educare al lavoro, contrastare la disoccupazione, l’inoccupazione, il lavoro nero e le forme di precariato, e promuovere, quindi, il lavoro decente quale pilastro fondamentale per la tutela della dignità della persona e della cittadinanza attiva. Un responsabilità che deve essere assunta in primo luogo dai decisori politici. Solo seguendo questa via potremo ricordare la fase di ripartenza come quella della rinascita, la fase che ha visto l’Italia trasformare un’immensa difficoltà in una occasione preziosa di miglioramento”.

Oggi vengono  tutti i nodi al pettine:  di aver  rinunciato  la manifestazione di interesse regionale per la costruzione di un termoutilizzatore di nuova generazione, rappresenta una notizia inquietante per il nostro territorio” , non può essere presa alla leggera ma deve rappresentare un forte scossone, quasi un’anteprima della crisi sociale che il territorio potrebbe vivere se, decidendo di non decidere, si lascia morire il settore del petrolchimico e della raffinazione. Continuando così, non sarà difficile prevedere la completa chiusura degli stabilimenti Lukoil entro due anni, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro”.

La prima macroarea riguarda il settore produttivo e gli investimenti , con un focus sul presente e soprattutto sul futuro della zona industriale di Siracusa, le  problematiche  portuali di Augusta ma anche sul destino delle Zes e delle Zone Franche.

Senza dimenticare gli altri settori come l’agricoltura e l’allevamento, l’artigianato e i servizi, anche attraverso la lotta per l’autodeterminazione della Camera di Commercio di Siracusa, letteralmente fagocitata da quella di Catania.

“Il vero problema   che viene sottovalutati  ciò che rappresenta veramente  il polo industriale di Siracusa . Proprio perché in ballo non ci sono numeri e statistiche ma il destino di migliaia di famiglie, legate al compimento o meno di scelte strategiche e di visione sulle quali ogni giorno chiediamo chiarimenti e certezze”. In particolare, prosegue con attenzione la supervisione dell’iter di richiesta, per il petrolchimico di Siracusa, del riconoscimento dell’Area di Crisi Industriale Complessa, “con l’obiettivo di rilanciare l’intera area nell’ottica di una transizione energetica sostenibile e non certo di dismetterla”.  La vicenda Resta poi spinosa la questione della revisione del piano paesaggistico, “necessaria sia perché in alcuni casi totalmente ingessante per il territorio, sia perché paradossale, con il rischio di bloccare anche zone ZES destinate a godere dei vantaggi di fiscalità per chi decide di investire”.

La sanità, diventata ormai un settore di importanza fondamentale non soltanto per la salute dei cittadini ma anche per le conseguenze economiche di una pandemia che dopo averci illuso con una tregua adesso è ripartita con preoccupante vigore. “Da questo punto di vista il rischio dopo due anni pieni di pandemia di covid è quello di non aver imparato ancora la lezione se non addirittura di aver sottovalutato .Sulla salute non si possono accettare compromessi di alcun genere”.

La terza macroarea riguarda le infrastrutture strategiche per il territorio , un tema spinoso perché quasi sempre in questo caso le buone intenzioni si scontrano con i lunghi e inconcepibili tempi burocratici. “ Per non parlare  dei termoutilizzatori di ultima generazione: questo tema in Sicilia è più un tabù. Accanto ai proclami ideali che ovviamente condivido sul lungo termine, legati ad una totale gestione circolare dei rifiuti, i problemi dei cittadini sono purtroppo molto concreti e attuali e non possono ancora essere risolti con l’ampliamento o la creazione di nuove discariche. Quanti sacrificabili in nome di un’emergenza su emergenza  certamente imprevista e imprevedibile; oggi però è arrivato il tempo  nuovi  strumenti  Unico dato positivo riguarda il settore turistico  dove si rilava  una ripresa.

“In questo Primo Maggio,   un pensiero speciale va tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno letteralmente tenuto in piedi il nostro Paese durante questi momenti così difficili.  Con una guerra alle porte dell’Europa.

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