Accogliamo con soddisfazione il D.D.L. Di ieri che finalmente punisce il femminicidio con la massima pena. La segretaria Provinciale Autonomie locali Ugl Ragusa Gianna Dimartino, nonché Co-Responsabile del Dipartimento nazionale Welfare e P.O. Autonomie UGL, interviene nella ricorrenza della Giornata internazionale dell’8 marzo in merito alla incessante lotta contro la violenza sulle Donne e alle discriminazioni che il Sindacato UGL affronta ogni giorno, specie nei luoghi di lavoro. Riguardo ai femminicidi (già 8 nel 2025 e ben 114 nel 2024), si accoglie positivamente il D.D.L. varato dal Consiglio dei Ministri di ieri che finalmente considera il femminicidio reato autonomo punibile con l’ergastolo, oltre alla previsione di «aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn». che rimarcano come questa grave piaga sociale sia ancora ai massimi livelli. La nuova proposta prevede una modifica sostanziale, stabilendo che chiunque cagioni la morte di una donna per motivi di discriminazione o odio, o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o libertà, sarà punito con l’ergastolo. La nuova norma inserisce un articolo 577 bis nel codice penale, intitolato appunto “Femminicidio”, che rende esplicitamente l’omicidio di una donna un crimine autonomo e specifico, con una pena severa e inalterabileUna risposta forte ai dettami europei e ai contenuti della sottoscritta Convenzione di Istanbul nel 2011, che prevede e disciplina una serie di diritti e garanzie a tutela delle vittime di reati. La gravità del fenomeno impone a tutte le Istituzioni di muoversi celermente ed efficacemente per sensibilizzare ed educare il più possibile la collettività, a partire dalle giovani generazioni, e mettere in campo mirate azioni di contrasto.Le dinamiche sono note, e la prevenzione e l’aiuto alle vittime sono ormai un tema quotidiano su cui si lavora con tenacia, anche alla luce dell’aumentate chiamate al numero verde contro la violenza e lo stalking (il 1522) messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il numero è sempre attivo, anche ora, ed è utilizzabile 24 ore su 24 e può essere un primo ed importante aiuto per le donne che si trovano in una situazione potenzialmente a rischio. Ricordiamo che circa 7 milioni di donne, almeno una volta nella vita, sono state vittime di qualche tipo di violenza. Il 20,2%, cioè 4 milioni e 353 mila donne hanno subito violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). La violenza sulle donne non è solo quella fisica, ma anche quella virtualmente strutturale e psicologica, quale ad esempio la negata possibilità di conciliazione dei tempi, la mancanza di servizi adeguati alle esigenze primarie e familiari, il difficile accesso al lavoro e alla carriera professionale, le disparità di trattamento. E’ indispensabile ,quindi, realizzare azioni concrete di Pari opportunità, a cominciare dai Piani triennali di azioni positive,dalla istituzione dei C.U.G. I Comitati unici di garanzia ove previsti, unitamente a misure di sostegno alla conciliazionedell’attività lavorativa e familiare delle donne, ponendo particolare attenzione ai tempi della città e potenziando i servizi primari, tra cui asili nido, mense scolastiche, strutture ricreative per ragazzi, maggiore sostegno alle famiglie che ospitano ed accudiscono un anziano, migliori trasporti pubblici, flessibilità oraria . Così conclude la Segretaria UGL Gianna Dimartino:- ”Le Donne hanno il diritto ad essere tutelate dalla Legge, sempre e ovunque, ma parallelamente è indispensabile avviare una vera e propria rivoluzione culturale, a partire dalle nuove generazioni, e va amplificata soprattutto nei luoghi più “frequentati” dalle donne, dove purtroppo si subisce più facilmente violenza: la famiglia, dove si consuma la percentuale più alta delle violenze sulle donne, e poi i luoghi di lavoro, dove regnano precarietà, bassi salari, mobbing, discriminazione, licenziamenti, tutti attacchi che mirano ad impedire alle donne di esprimere la propria soggettività e la propria specificità, costringendole spesso a rinunciare all’indipendenza economica che è il primo strumento per uscire dalla violenza e per affermare la propria identità come valore aggiunto indispensabile alla costruzione democratica della società”
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